Il castello di Otranto (Horace Walpole)
“Mi svegliai una mattina all’inizio del giugno scorso da un sogno del quale tutto ciò che riuscivo a ricordare era che mi pareva di trovarmi in un antico castello (un sogno molto naturale per una testa piena come la mia di storie gotiche), e che sulla balaustra sovrastante il grande scalone io vedevo una gigantesca mano in un armatura…”
Così scriveva Horace Walpole al suo amico W. Cole, in una lettera del 9 marzo 1765, dichiarando che l’idea per “Il castello di Otranto” era nata in seguito a questo incubo.
Note e commenti:
Sarà certamente uno dei classici della letteratura inglese, ma essendo un romanzo gotico anche degli elementi un po' paranormali. Ecco perché non ho fatto alcuna fatica a leggerlo: è il mio genere! (Ok, anche perché ha pochissime pagine).
Si sa che non disdegno affatto spettri, scheletri parlanti e giganti. Non é affatto noioso perché le descrizioni sono ridotte al minimo (pensate che il castello, ambientazione principale del libro, praticamente non viene quasi lo scritto!) e ci sono perlopiù dialoghi tra personaggi.
Tuttavia, e lo sapete che con me c'è sempre qualcosa che non va, essendo uno dei primi romanzi gotici che significa? Che prende spunto anche da letteratura più antica.
Ciò comporta principalmente due cose che nei libri moderni mi farebbero venire il latte alle ginocchia e mi porterebbero ad interrompere la lettura: i personaggi femminili sono delle (quasi) totali inette senza un minimo di spina dorsale, pronte ad ogni occasione a piangere e pregare e che perdonano persino il proprio assassino. Quelli maschili o sono dei virtuosi cavalieri pronti a sacrificare la propria vita per una donna che neppure conoscono, o solo tiranni usurpatori che non si fanno alcuno scrupolo pur di mantenere il potere.
Ma fortunatamente questo è un classico, quindi lo posso capire.
Nel complesso non c'è male, una lettura piuttosto leggera!
Nessun commento:
Posta un commento