domenica 8 giugno 2014

Kill all enemies


Kill all enemies – Melvin Burgess

Cosa succede se non hai altro se non la tua rabbia a cui attaccarti per sopravvivere? E se il mondo che ti è intorno sembra frantumarsi a ogni passo? Billie sa di non avere più possibilità. Non può più farsi trovare in una rissa, a picchiare chiunque la provochi. Verrebbe cacciata dall'ennesima famiglia affidataria e dall'ennesima scuola. Invece ci ricasca. Chris da quattro anni si rifiuta sistematicamente di studiare, eppure è intelligente e sveglio. I professori non lo sopportano più e all'ennesima provocazione lo sbattono fuori. Rob è considerato un violento, ma in realtà è il più indifeso di tutti, e sembra impossibile che riesca a uscire dall'ennesimo guaio in cui si è cacciato. Tutti, là fuori, saprebbero raccontare la loro storia, infarcendola di bugie, però Billie, Chris e Rob non l'hanno mai veramente raccontata a nessuno. Ma la musica migliore viene quando sei costretto a improvvisare, e allora la rabbia diventa uno strumento da suonare, perché la cosa più difficile, a volte, è farsi ascoltare. Bruciante, crudele e diretto come un pugno in faccia o il primo amore...

Note e commenti:

Quando l’altro giorno mi sono recata in biblioteca, ho scelto questo libro per puro caso, attirata più che altro dal titolo (già, ultimamente leggo tutte cose molto allegre, l’avete notato?), ma dopo averlo terminato in soli due giorni, posso dire che sia uno dei libri più intensi che io abbia mai letto prima. Non ha nulla di fantasy, anzi, parla di cose che purtroppo accadono fin troppo spesso nella società d’oggi, senza però farlo pesare troppo al lettore. E, in tutte e tre le storie (che proseguendo si intrecceranno tra loro) la colpa è sempre dei genitori. Diversi tipi di genitori, ma che comunque fanno soffrire i figli: li picchiano, li sgridano, non li vogliono nemmeno vedere. Tutto questo perché hanno una mentalità talmente ristretta, “da adulto”, che non comprendono i problemi che hanno questi ragazzi, ciò che provano, ciò che vorrebbero dire ma che hanno paura ad esprimere. Insomma, un libro che fa riflettere parecchio, ma che qualche volta strappa anche un sorriso per la semplicità e il modo diretto con cui vengono narrate le cose, qualità migliorata anche dal fatto che tutte le storie sono narrate in prima persona e quindi mi hanno coinvolta ancora di più, tanto che mi sembrava quasi di parlare a tu per tu con Chris, Rob e Billie. Assolutamente sconvolgente. (Inoltre anche la copertina, secondo me, è semplicemente fantastica)

Personaggio preferito: Chris Trent (sono presenti anticipazioni) 

Mi è subito andato a genio per il suo sarcasmo tagliente (si sa che io e il sarcasmo andiamo a braccetto) e la sua ostinazione. Di certo non si vede tutti i giorni un ragazzino che sfida i suoi genitori in questo modo! Bisogna dire che ha parecchia iniziativa per prendersi su e andarsene a dormire in una tenda come protesta. Insomma, io non ce la farei mai e poi mai! Eppure, anche se sembra uno sbruffone in tutto e per tutto, mi ha fatto così tanta tenerezza quando Hannah ha scoperto che era dislessico, ed era per questo motivo che non voleva fare nulla a scuola! E pensare che sua madre è persino un’assistente sociale… ma dico io, come si fa a non accorgersene! Alla fin fine, comunque, bisogna ammettere che ha anche un gran cuore. Mi riferisco al fatto che ha donato la batteria e il basso (di suo padre, ma questi sono dettagli) alla band KAE, ed è diventato loro manager. Ciò che ha fatto l’ultimo giorno di scuola al preside e all’insegnante di scienze è stato, be’… una genialata!

Pagine: 281
Prezzo: 16,00 €

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